Sergio Campana, figura di spicco nel panorama calcistico italiano, è scomparso il 19 luglio 2025 all’età di 90 anni. Ex calciatore e presidente dell’Associazione Italiana Calciatori (AIC) per ben 43 anni, dal 1968 al 2011, ha dedicato la sua vita alla tutela dei diritti dei calciatori. Campana, che avrebbe compiuto 91 anni il 1° agosto, era ricoverato in una casa di cura a Bassano del Grappa, sua città natale, dove ha lasciato un segno indelebile nel mondo del calcio.
Un leader sindacale di riferimento
Sergio Campana è ricordato come il primo e più influente leader sindacale dei calciatori in Italia. Fondatore dell’AIC il 3 luglio 1968, ha rappresentato i calciatori in un periodo di grandi cambiamenti. La sua carriera sportiva si era sviluppata negli anni ’50 e ’60, quando ha giocato come centravanti per il Lanerossi Vicenza e il Bologna, collezionando 240 presenze e 56 gol in Serie A. Campana si è distinto non solo per le sue abilità sul campo, ma anche per la sua capacità di navigare tra le dinamiche di potere nel mondo del calcio.
La sua visione era chiara: i calciatori dovevano avere una voce e una rappresentanza, non essere semplici pedine nelle mani dei club. Campana ha sempre sostenuto che l’AIC dovesse essere un sindacato per tutti, non solo per i campioni, e ha lottato per garantire diritti e tutele ai calciatori, che fino ad allora erano stati vulnerabili agli interessi economici delle società.
Il movimento e le battaglie sindacali
Nel corso della sua presidenza, Campana ha guidato un movimento che ha cambiato radicalmente il panorama calcistico italiano. Con il supporto di calciatori di alto profilo come Sandro Mazzola e Gianni Rivera, ha creato una struttura sindacale in grado di affrontare le problematiche del settore. La sua intuizione principale era che i calciatori dovessero rappresentarsi autonomamente, creando un dialogo diretto con la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) e la Lega Calcio.
Durante gli anni ’70, Campana ha ottenuto importanti conquiste, tra cui il riconoscimento del diritto dei calciatori di rifiutare trasferimenti e la creazione di un sistema di sicurezza sociale per i giocatori. Le sue battaglie hanno portato a cambiamenti significativi, come l’introduzione di regole sullo svincolo contrattuale e il diritto a una pensione dignitosa.
Le conquiste e il diritto di sciopero
Sotto la guida di Campana, l’AIC è diventata un punto di riferimento per i diritti dei calciatori. Ha saputo rappresentare le istanze della categoria in un periodo in cui i calciatori cominciavano a prendere coscienza della loro forza collettiva. Tra le sue conquiste più significative ci sono state la possibilità di scioperare e di rivendicare diritti fondamentali, come la previdenza e l’assistenza sanitaria.
Il primo sciopero nella storia del calcio italiano, avvenuto tra il 16 e il 17 marzo 1996, è stato uno dei momenti più emblematici della sua carriera. Campana e i calciatori protestarono contro questioni come le modifiche legislative e la ristrutturazione dei campionati. Questa azione ha segnato una svolta storica, dimostrando la capacità dei calciatori di unirsi e far sentire la propria voce.
Un calciatore di talento
Oltre alla sua carriera sindacale, Campana è stato un calciatore di talento. Iniziò la sua carriera nel Cartigliano, dove si distinse per le sue abilità. Nonostante l’interesse di grandi club come Milan e Juventus, il padre gli impose di proseguire gli studi, limitando la sua carriera a una breve parentesi bolognese. Campana ha esordito nel Lanerossi Vicenza nel 1953 e ha giocato fino al 1967, diventando il miglior marcatore della squadra in diverse occasioni.
La sua carriera è stata caratterizzata da una versatilità che gli ha permesso di ricoprire vari ruoli in campo. La sua attitudine offensiva si è tradotta in un bottino di 56 gol in Serie A, confermandolo come uno dei giocatori più apprezzati del suo tempo. La sua eredità nel calcio italiano, sia come calciatore che come sindacalista, rimarrà indelebile nel tempo.