Sinner, il campione venuto dalle montagne: così Jannik ha riscritto la storia del tennis italiano

foto credit: Olympics.com

Luca Antonelli

Luglio 30, 2025

Fino a pochi anni fa, pronunciare il nome di Jannik Sinner significava parlare di una promessa silenziosa, di un talento cresciuto lontano dai riflettori, tra neve e silenzio, più vicino allo sci che alle telecamere. Oggi, invece, è il simbolo di un’Italia sportiva che sa costruire, aspettare e vincere senza urlare. Nato a San Candido, cresciuto tra le montagne dell’Alto Adige, Jannik ha lasciato casa a dodici anni per inseguire un sogno: diventare il numero uno del mondo nel tennis. Ci è riuscito con metodo, sacrificio e una lucidità rara. Non ha bruciato tappe con la foga del protagonismo, ma ha scalato ogni gradino con rispetto, ascolto e lavoro.

Dalle Dolomiti al sogno americano

Il 16 agosto 2001, a San Candido, nasce un bambino destinato a cambiare il volto dello sport italiano. Jannik Sinner cresce a Sesto, un piccolo comune altoatesino circondato da neve, silenzio e montagne imponenti. Il suo primo linguaggio sportivo è lo sci: a sei anni già gareggia, a otto vince, a undici viene considerato una promessa tra i pali dello slalom. Ma il suo cuore è altrove. C’è una racchetta rossa, c’è una rete tesa, c’è il suono secco della pallina sulla terra battuta che inizia a chiamarlo più forte della neve. E così, a soli dodici anni, prende una decisione che pochi coetanei avrebbero il coraggio di prendere: lascia casa, amici, abitudini e si trasferisce a Bordighera, sulla riviera ligure, per allenarsi con Riccardo Piatti. Vive in una stanza, va a scuola, si allena per ore ogni giorno. Mentre altri adolescenti scoprono i social e le uscite, lui scopre la solitudine, la fatica e la gioia sottile dei piccoli progressi.

La svolta di Bergamo e l’ingresso nell’élite

Nel 2019, Jannik ha solo diciassette anni quando partecipa al Challenger di Bergamo. Gioca sciolto, deciso, con la testa bassa ma gli occhi fissi sul futuro. Lo vince, sorprendendo tutti. È il primo grande squillo. Da lì a poco entra nella top 100 ATP, chiude l’anno trionfando alle Next Gen Finals di Milano, battendo i migliori coetanei del mondo. Il suo tennis colpisce: servizio solido, dritto pulito, rovescio tagliente. Ma a colpire ancora di più è la sua testa: in campo sembra di ghiaccio, non si lamenta, non urla, non si esalta. Ogni punto è giocato con la stessa intensità. Chi lo osserva da vicino, però, capisce che quella calma è solo la superficie. Sotto c’è una fame enorme. Una fame silenziosa, ma incrollabile.

ATP live Ranking

 

Navigare tra ATP, Slam e prima leadership mondiale

Dal 2020 in poi la sua crescita è costante. Vince a Sofia, poi a Melbourne, Washington e Anversa. Ogni stagione aggiunge qualcosa. Lavora sul fisico, sulla tattica, sulla gestione mentale. Cambia staff, cerca stimoli nuovi. Non ha fretta, ma non perde tempo. La svolta definitiva arriva nel 2023. A Toronto vince il suo primo Master 1000, a Malaga trascina l’Italia alla vittoria della Coppa Davis dopo 47 anni. Nella semifinale contro la Serbia batte Novak Djokovic salvando tre match point: un’impresa leggendaria. In finale, con Musetti, porta a casa il punto decisivo. Il 2024 si apre con il trionfo agli Australian Open, il suo primo Slam, conquistato in rimonta da due set sotto contro Medvedev. L’Italia si sveglia all’alba, lo guarda, lo applaude. È il suo momento. Nel 2025 arriva la consacrazione: Sinner diventa il primo italiano numero uno del mondo nella storia del tennis. Nessuno prima di lui. Neanche Pietrangeli, Panatta o Barazzutti.

Dominio Slam e l’affermazione a Wimbledon

Dopo l’Australian Open, Jannik continua a vincere. Vince l’US Open, vince il Roland Garros e trionfa a Wimbledon battendo in finale Carlos Alcaraz, suo coetaneo e grande rivale. Il Centre Court si alza in piedi per lui. È il primo italiano della storia a sollevare il trofeo sull’erba londinese. Non un episodio isolato, ma la conferma di una superiorità tecnica, atletica e mentale. Sinner guida il circuito con oltre 12.000 punti ATP, stacca tutti. A 23 anni ha già vinto quattro Slam, cinque Masters 1000, una Davis, un numero uno mondiale e un rispetto unanime. Ma non è solo la vittoria a renderlo speciale. È il modo in cui ci arriva: senza scorciatoie, senza sceneggiate, senza rumore. È il tennis che si prende tutto con grazia e precisione.

Record, numeri e rivalità d’alta quota

Jannik non è solo il volto vincente del tennis italiano, ma anche uno dei protagonisti del nuovo ordine mondiale del tennis. La rivalità con Carlos Alcaraz è la più attesa e seguita. I due si rispettano, si stimano e si sfidano con classe. Ogni loro match è spettacolo puro. Sinner ha accumulato oltre venti titoli ATP, ha raggiunto semifinale e finale in ogni Slam, ha battuto tutti i big: Djokovic, Medvedev, Zverev, Tsitsipas. La sua costanza è impressionante. In campo sbaglia poco, concede ancora meno. Fuori, è un esempio di sobrietà. Parla solo quando serve, lavora sempre, non si nasconde mai. Il suo motto non dichiarato è: “fare bene e farlo in silenzio”.

Controversie e resilienza: il caso clostebol

Nel 2025, quando tutto sembra perfetto, arriva l’unico vero momento buio della sua carriera: una positività a un prodotto contenente clostebol lo costringe a una breve sospensione. L’indagine chiarisce che si è trattato di contaminazione accidentale, nessuna colpa. Ma il trauma psicologico resta. Jannik reagisce come ha sempre fatto: con compostezza. Si assume ogni responsabilità, reintegra Umberto Ferrara nel suo staff, il preparatore che l’aveva seguito nei primi anni. Riparte da lì, con più determinazione di prima. E pochi mesi dopo torna a vincere.

Oltre il tennis: vincere con mente e impegno

Sinner ha una fondazione, aiuta giovani atleti e studenti, promuove lo sport come strumento di riscatto e formazione. Non è solo un atleta, ma un riferimento etico. Ama la solitudine, le carte, il silenzio delle stanze d’albergo, i pomeriggi passati a guardare partite di altri sport. Non frequenta la mondanità, non si concede scandali. È rimasto il ragazzo che a dodici anni lasciava le Alpi con una valigia e un sogno. Non si è mai montato la testa. Non cerca la copertina: è la copertina che va da lui.

Foto credit: atptour.com

 

Ora e dopo: il futuro di un campione in corsa

Oggi Jannik è il volto dello sport italiano nel mondo. Dopo anni di fame di gloria nel tennis maschile, l’Italia ha un leader silenzioso, efficace, rispettato. Il 2026 si apre con nuovi obiettivi: le Olimpiadi di Parigi, Wimbledon da difendere, il sogno di chiudere l’anno da numero uno ancora una volta. Ma il bello, con Sinner, è che non si sa mai dove può arrivare. Ogni volta che lo si crede al massimo, lui fa un passo in più. Ogni volta che sembra al limite, si reinventa. Non vive per i record, ma li supera. Non gioca per piacere agli altri, ma per migliorarsi.

E in questo risiede il suo vero segreto: Jannik Sinner non vuole essere migliore degli altri. Vuole essere migliore di sé stesso, ogni giorno. E forse, proprio per questo, è diventato un campione che resterà. Anche quando smetterà di giocare. Anche quando non ci sarà più un trofeo da sollevare. Perché certi fuoriclasse, prima che nello sport, vincono nella vita. E Jannik ha già vinto. Senza mai urlare.

×